Un adriatico insolito
Non solo spiagge: storia, cultura e tradizione attendono il turista da Cavallino-Treporti a Caorle passando per Jesolo
La stagione estiva sul litorale dell’Alto Adriatico non è solo tintarella e bagni in mare. Un turismo alternativo è possibile scoprendo luoghi insoliti ed antiche memorie, senza nemmeno allontanarsi troppo dalle spiagge. Da Cavallino-Treporti sino a Caorle, semplicemente inforcando una bicicletta, si possono percorrere itinerari alternativi. A cominciare dalla Batteria Pisani (via Vettor Pisani 40, loc. Ca’ Savio), una fortificazione realizzata durante la Grande Guerra per proteggere l’accesso alla laguna veneziana ed oggi riadattata a stupefacente museo d’avanguardia. L’ologramma del grand’ammiraglio Paolo Thaon di Revel accoglie i visitatori che possono esplorare le antiche sale da combattimento della batteria costiera, oggi riadattate a sale espositive tematiche con cimeli, uniformi, ricostruzioni. Un percorso suggestivo ed affascinante anche per i profani della materia.
Inforcando nuovamente la bicicletta, con una pedalata di circa un’ora ed un quarto attraverso una greenway ottimamente segnata si può arrivare alla foce del Piave, in località Cortellazzo. Qui vicino sorge il poligono di Cavazuccherina, ultimo residuo nella toponomastica dell’antico abitato di Jesolo. Quel nome, eredità del nobiluomo veneziano Alvise Zucharin che progettò la canalizzazione del grande fiume, nasconde un passato di bonifiche, ora ben visibili e percorribili in mountain bike (anche a pedalata assistita): un tempo l’area circostante era un’enorme palude malsana, ricettacolo di malaria ed altre malattie, ma i vari lavori idraulici condotti in loco hanno consentito di modificare il territorio e di ricavare non solo terreni coltivabili ma anche i famosi stabilimenti balneari della Pineta e del Lido stesso.
Riprendendo la bici ed attraversando il Piave sul ponte di barche, si imbocca la strada che in meno di un’ora conduce ad un’altra laguna, quella di Caorle. E se il profilo del famoso campanile a pianta circolare è riconoscibile già prima di entrare nel centro storico, avventurarsi tra le stradine del vecchio villaggio di pescatori consente di scoprire le tracce di un visitatore eccellente. Ernest Hemingway arrivò qui nel 1948, ospite del barone Nanuk Franchetti con cui si dedicò alla caccia all’anatra, una delle sue grandi passioni: da quell’esperienza sarebbe nato due anni dopo il romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, ambientato proprio nelle valli di pesca di Caorle e che riporta le sensazioni dell’autore, innamorato del paesaggio ma anche di una giovane del posto. Passeggiando tra le calli punteggiate dalle calli colorate permette di rivivere quelle atmosfere, magari completando l’itinerario in uno dei rinomati ristoranti locali dove Hemingway amava fermarsi per degustare le prelibatezze caorlotte, dall’anguilla allo spiedo agli gnocchetti al gransoporo.di Federico Bettuzzi